Durante il ciclo della vita, ogni persona incontra lungo il suo cammino delle difficoltà, a volte nel campo lavorativo altre nelle relazioni interpersonali, che possono generare nel tempo una forma di malessere, che va a minare la sua stabilità e sicurezza, e di conseguenza anche l’immagine di se stesso o del valore che attribuiva ai propri interessi o obiettivi.

Alfred Adler dal quale prende il nome questa terapia, affermava che l’individuo fin dalle prime fasi della sua esistenza ha una propria percezione di sé e della realtà che lo circonda, e tende a compensare le sue insufficienze fisiche o dell’ambiente in cui vive, adottando opinioni o modalità di comportamento diverse da quelle che in effetti voleva, per arginare le mancanze date dal sentimento d’inferiorità.

Qualora queste sono positive, aiutano a superare il disagio, al contrario se sono artificiose o negative, possono dar vita a serie malattie psichiche come la nevrosi.

E’ importante concentrarsi sull’analisi e sulla cura delle compensazioni negative, che sono dannose per il paziente, e cercar di dare origine a quelle adatte alle sue caratteristiche emotive e caratteriali oltre al suo status sociale.

La psicoterapia adleriana lavora soprattutto sull’inconscio, un  posto virtuale della psiche, dove sono conservate tutte le vicende passate e le emozioni provate, che il soggetto non vuole rivivere o provare, ma questo stato conoscibile see è il vero e solo responsabile del suo comportamento.

Un ruolo importante è l’interpretazione dei sogni, centrata sempre sul vissuto individuale, ritenendoli come dei tentativi per verificare lo stato di vita difronte a delle ipotetiche situazioni.

Altro elemento ricorrente che esercita le prime influenze nel periodo dell’infanzia è il ruolo della famiglia e soprattutto quello della madre, per poi passare a quella del padre, degli eventuali fratelli, ed infine ai rapporti interpersonali della scuola e dei possibili condizionamenti diretti.